Alessandro II di Russia

1818 - 1881

Alessandro II di Russia
Nazione: Russia

ID: 2528

Alessandro II Romanov (Mosca, 29 aprile 1818 – San Pietroburgo, 13 marzo 1881) fu imperatore di Russia e duca di Finlandia dal 2 marzo 1855 alla sua morte.

Nel 1861 ottenne e firmò una controversa legge sull’emancipazione della servitù della gleba che determinò l’indipendenza della stragrande maggioranza dei contadini russi. Nel 1862 riformò l’amministrazione fiscale aumentandone l’efficienza. Nel 1863, dopo una serie di decisioni prima liberali poi repressive, riformò l’università migliorandone le finanze e l’autonomia dei docenti. Nel 1864 completò la conquista del Caucaso iniziata dai suoi predecessori nel 1817 e riformò l’esercito di modo da ottenere riserve più numerose ed efficienti. Nello stesso anno riformò l’amministrazione locale creando le assemblee elettive degli zemstvo, e promulgò la riforma dell’ordine giudiziario.

In politica estera riuscì ad annullare le pesanti clausole imposte alla Russia dopo la guerra di Crimea e attuò in Asia una politica di espansione che portò l’Impero russo alla sua massima estensione territoriale. Cercò di coltivare l’amicizia della Prussia, del cui sovrano era nipote, e si trovò in contrasto con la Gran Bretagna sia per l’espansione russa in Asia, sia per l’attacco russo all’Impero ottomano del 1877.

Nel 1863 e nel 1864 represse con la forza i moti nazionalisti in Polonia e in alcune province nord-occidentali della Russia. Morì a causa di un attentato.

La famiglia e la gioventù

Alessandro, ragazzo, con la sorella Marija nel 1830 circa.
Alessandro, ragazzo, con la sorella Marija nel 1830 circa.

Alessandro nacque nel 1818 dal futuro zar Nicola I di Russia e da Aleksandra Fёdorovna, figlia del re di Prussia Federico Guglielmo III e sorella sia del futuro re di Prussia Federico Guglielmo IV che del futuro imperatore tedesco Guglielmo I.

Fu educato sotto la supervisione del poeta romantico di tendenze liberali Vasilij Andreevič Žukovskij e tra il 1835 e il 1837 seguì le lezioni di diritto del riformista Michail Speranskij. Dopo aver viaggiato a lungo in Russia (fu il primo Romanov a visitare la Siberia) nel 1838 e nel 1839 fece un lungo giro in Europa.

Per lo stesso motivo dei suoi predecessori, e cioè allo scopo di trovare una compagna, in occasione di questo viaggio Alessandro visitò le corti tedesche. In una di queste rimase affascinato da Maria d’Assia, ufficialmente figlia del granduca d’Assia Luigi II, ma molto probabilmente figlia naturale del barone Augusto di Senarclens de Grancy. La circostanza della dubbia paternità fu subito fatta presente dall’ambasciatore russo a Darmstadt al futuro zar, il quale la ignorò.

Il matrimonio tra Alessandro e Maria d’Assia, che si celebrò il 16 aprile 1841, portò alla nascita di sei figli dal 1842 al 1853, e di altri due dopo l’ascesa al trono di Alessandro. Lo Zar ebbe anche altri quattro figli, nati dal 1872 al 1878, da una relazione con la nobildonna Ekaterina Michajlovna Dolgorukova che, alla morte di Maria d’Assia nel 1880, Alessandro sposò in matrimonio morganatico.

La relazione extraconiugale di Alessandro era risaputa negli ambienti di corte e risaliva probabilmente al 1865 circa, dopo che lo Zar aveva incontrato per la prima volta giovanissima Ekaterina Dolgorukova all’Istituto Smol’nyj per Nobili Fanciulle. Costei non aveva particolari doti intellettuali, ma proprio la sua semplicità, a giudizio del pubblico, aveva prima ammaliato e poi avvinto durevolmente Alessandro.

I primi incarichi

Il padre Nicola I fece entrare il giovane Alessandro nel Consiglio di Stato e nel comitato dei ministri per poi nominarlo, nel 1842, a capo del comitato incaricato della supervisione della costruzione della ferrovia Mosca-San Pietroburgo. Nel 1846 Alessandro partecipò ad uno comitato segreto sulla questione contadina e nel 1848 ne presiedette un altro. L’anno dopo subentrò allo zio, il granduca Michail Pavlovič, nella direzione delle scuole militari imperiali e nel 1855, per conto del padre malato, licenziò il comandante delle forze russe nella guerra di Crimea. Si trattava di Aleksandr Sergeevič Menšikov esonerato da Alessandro dopo l’ennesimo insuccesso militare con una lettera del 27 febbraio. Il 2 marzo, a seguito di una polmonite, Nicola I moriva, lasciando al figlio primogenito la gestione di una grave situazione internazionale che vedeva la Russia combattere da sola contro Francia, Gran Bretagna, Impero ottomano e, dal 4 marzo, anche contro il Regno di Sardegna.

L’esercito

Sin dalla sua ascesa al trono Alessandro II dimostrò un atteggiamento nei confronti dell’esercito ben diverso da quello moderatamente conservatore del padre. Nel 1858, ad esempio, partecipò alla fondazione del periodico riformista Miscellanea militare e l’anno successivo formalizzò la decisione di Nicola I di ridurre la durata del servizio militare da 25 a 15 anni.

Nominando il suo amico, il principe Aleksandr Barjatinskij (1814-1879), governatore del Caucaso e ordinandogli di dare una svolta decisiva alla guerra locale che si trascinava dal 1817, Alessandro diede modo ad un innovatore di esprimere il proprio talento. Barjatinskij catturò il comandante della resistenza, l’imam Šamil’, nel 1859 dopo aver introdotto una maggiore libertà d’azione per i comandanti locali, un migliore addestramento e un criterio più rigoroso per le promozioni. Cinque anni dopo il conflitto era concluso.

Forte del successo, il 27 gennaio 1862, il ministro della Guerra Dmitrij Alekseevič Miljutin (1816-1912) sottopose allo Zar delle proposte che vennero in buona parte realizzate. La conseguenza fu che tra il 1862 e il 1870 la riserva dell’esercito crebbe da 210.000 a 553.000 uomini, e nel 1864 si rese possibile sia una più efficiente chiamata alle armi dei riservisti in caso di guerra, sia il parziale decentramento del potere ai comandanti locali. Nel 1862, inoltre, una commissione creò dei ginnasi per allievi ufficiali.

Conclusioni sulle riforme

La famiglia saluta Alessandro dopo l'incoronazione. In quella occasione i nobili di tre province si dichiararono disponibili a rivedere la legge sulla servitù della gleba.
La famiglia saluta Alessandro dopo l’incoronazione. In quella occasione i nobili di tre province si dichiararono disponibili a rivedere la legge sulla servitù della gleba.

Nonostante i molti cambiamenti avviati da Alessandro, il concetto di stato incarnato nella persona dello zar come mediatore autocrate tra i vari elementi dell’organismo russo non venne minimamente modificato. Pur conferendo nel 1861 uno status formale a quel consiglio dei ministri che aveva istituito nel 1857, fu solo negli ultimissimi giorni del suo regno, esposto alla pressione dei terroristi, che Alessandro II sciolse la cancelleria imperiale che con il padre Nicola I aveva costituito il fulcro dell’autorità imperiale.

Malamente eseguite, incomplete, frammentarie e incerte, le misure promulgate da Alessandro trasformarono nondimeno lo stato russo. Dopo il 1861 il Paese ampliò la base da cui potevano emergere i talenti imprenditoriali, la produttività agricola dei grandi possedimenti aumentò, col meccanismo dei pagamenti di riscatto dell’indipendenza dei contadini il ruolo dell’economia monetaria fu notevolmente accresciuto, i settori della nobiltà che diminuirono le loro fortune furono quelli i cui membri avevano una mentalità ostile allo sviluppo industriale, e soprattutto, enorme fu la scossa psicologica e sociale di fronte all’abolizione della servitù.

Tuttavia, la morte del figlio maggiore Nikolaj a soli 22 anni nel 1864 e il primo attentato alla sua vita, subito il 16 febbraio 1866, minarono il morale di Alessandro e lo resero senza dubbio incline a vedere con sfavore ulteriori riforme. Ad eccezione di Rejtern e Miljutin, nella seconda metà degli anni sessanta la maggior parte dei funzionari riformisti fu sostituita da conservatori. Inoltre, l’allarmante vittoria della Prussia sull’Austria nella guerra del 1866 spinse lo Zar a distogliere l’attenzione dalla politica interna e riflettere più attentamente sugli equilibri europei.

L’avvicinamento alla Francia (1856-1859)

Alessandro II ritratto nel 1856.
Alessandro II ritratto nel 1856.

Per recuperare la potenza nel Mar Nero la Russia aveva bisogno di trattare con i Paesi interessati a modificare l’ordine europeo controllato da Vienna. La Russia era, come la Francia e il Piemonte, avversaria dell’Austria, il cui campo di manovra erano i Balcani. Come primo passo di avvicinamento, nel 1856, la madre di Alessandro, Aleksandra Fёdorovna, elesse a propria residenza invernale Villafranca Piemonte, dove il re di Sardegna Vittorio Emanuele II le fece visita.

La Francia, tuttavia, alla Russia era potenzialmente più utile del Piemonte e nel settembre del 1857 Alessandro e Napoleone III di Francia si incontrarono a Stoccarda. In questa occasione lo Zar promise di non intervenire in aiuto dell’Austria nel caso in cui la Francia e il Piemonte avessero attaccato le province asburgiche di Lombardia e Veneto. Ma, quando alla fine del 1858, Napoleone III scoprì completamente le sue carte proponendo alla Russia un attacco combinato all’Austria in cambio di compensi territoriali, la Russia rifiutò. Essa era infatti interessata principalmente all’abrogazione delle clausole del trattato di Parigi. Per cui, il 3 marzo 1859, firmò un accordo con la Francia che la impegnava unicamente ad una “benevola neutralità” in caso di guerra tra Parigi e Vienna. Dopo la vittoria dell’esercito franco-piemontese, la questione del Mar Nero cadde in oblio facendo fallire il primo tentativo della Russia di trovare un alleato in Europa.

L’incontro di Stoccarda, il primo di una certa importanza di Alessandro II, fu per certi aspetti sorprendente poiché vide protagonisti un autocrate come Alessandro e il nipote di Napoleone Bonaparte (nemico storico delle monarchie conservatrici). Il colloquio allarmò, infatti, gli altri membri della vecchia Santa alleanza: il re di Prussia Federico Guglielmo IV rifiutò di parteciparvi per non isolare l’Austria e dichiarò poi che la Santa alleanza era morta, «almeno finché è vivo Alessandro!». Quest’ultimo dopo molte insistenze, accettò tuttavia di vedersi con Francesco Giuseppe a Weimar, il 1º ottobre 1857, ma l’incontro non andò bene e la politica russa successiva fu più ostentatamente filo-francese.

Gli ultimi tempi: il terrorismo (1877-1881)

Alessandro II fotografato nel 1860 circa.
Alessandro II fotografato nel 1860 circa.

Mentre i diplomatici di Alessandro negoziavano i trattati di Santo Stefano e Berlino, i suoi giudici processavano i rivoluzionari. All’inizio del 1877 fu celebrato il processo contro dei protestanti a San Pietroburgo; lo stesso anno fu la volta di una organizzazione socialista e rivoluzionaria panrussa. In autunno fu avviato il «processo dei 193», il più importante dei processi politici della storia russa e nel 1878, a Odessa, fu condannato a morte Ivan Koval’skij, responsabile di essersi opposto con le armi all’arresto.

Se l’obiettivo dei processi era quello di spaventare gli avversari del regime, esso non fu raggiunto. Il 14 aprile 1879 il rivoluzionario Aleksandr Solov’ëv (1846-1879) tentò di uccidere Alessandro al termine della sua passeggiata nel Giardino d’estate sparandogli vari colpi di pistola. Lo Zar riuscì a mettersi in salvo e l’attentatore, catturato, fu impiccato il 28 maggio dello stesso anno. Il 17 febbraio del 1880 Stepan Chalturin (1857-1882), nell’intento di uccidere Alessandro, fece esplodere una bomba nel seminterrato del Palazzo d’inverno, in corrispondenza della sala da pranzo dello Zar. Quest’ultimo tuttavia si salvò perché si trovava in una stanza del piano superiore. Nell’esplosione morirono o rimasero ferite decine di persone.

L’assassinio

Dopo questo episodio Alessandro II optò per una politica più moderata e nominò il generale Michail Tarielovič Loris-Melikov ministro dell’Interno con l’incarico di proporre riforme; così come diversi ministri moderati o liberali presero il posto di quelli reazionari. Il 13 marzo 1881 lo Zar si disse disposto a prendere in considerazione le proposte di Loris-Melikov che, nella richiesta di far partecipare i cittadini alle riforme, seguivano le modalità dell’abolizione della servitù della gleba.

Lo stesso giorno alcuni cospiratori di Narodnaja Volja guidati da Sof’ja Perovskaja misero in atto un elaborato complotto. Mentre faceva ritorno al Palazzo d’Inverno dopo essersi esercitato alla scuola di equitazione di San Pietroburgo, la carrozza di Alessandro II fu colpita da una bomba lanciata da Nikolaj Rysakov, ma l’imperatore rimase illeso. Sceso per accertarsi dei danni e interrogare l’attentatore che era stato arrestato dai cosacchi del seguito, Alessandro II fu investito dall’esplosione di una seconda bomba lanciatagli da Ignatij Grinevickij. Lo scoppio colpì sia lo Zar che il secondo attentatore, ferendo mortalmente entrambi. Gli altri autori del complotto, a seguito delle confessioni del Rysakov, furono arrestati pochi giorni dopo e giustiziati il 15 aprile 1881.

Alessandro II venne sepolto presso la Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo a San Pietroburgo.