Carlo VII di Francia

1403 - 1461

Carlo VII di Francia
Nazione: Francia

ID: 251

Carlo VII, detto il Vittorioso o anche il Ben-Servito, in francese Charles VII le Victorieux e le Bien-Servi (Parigi, 22 febbraio 1403 – Mehun-sur-Yèvre, 22 luglio 1461), fu re di Francia dal 1422 al 1461, membro della dinastia dei Valois.

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Era il più anziano dei figli sopravvissuti di Carlo VI di Francia e di Isabella di Baviera. Morti i primi tre delfini, nel 1417 ereditò il titolo. L’inizio del suo regno venne contrastato da Enrico VI d’Inghilterra, il cui reggente Giovanni di Lancaster governava effettivamente buona parte della Francia settentrionale, compresa Reims la città in cui veniva tradizionalmente incoronati i re di Francia. Riuscì ad essere incoronato a Reims solo nel 1429 grazie all’intervento di Giovanna d’Arco, che contribuì a liberare la Francia dagli inglesi. Con lui ebbe termine la lunghissima Guerra dei cent’anni.

La fine del suo regno viene ricordata per i dissidi con il suo erede, il futuro Luigi XI di Francia.

BIOGRAFIA

Jean_Fouquet
L’Autoritratto del Louvre

Il re senza corona

Carlo era l’undicesimo dei figli di Carlo VI di Francia ed Isabella di Baviera, ma i due maschi che lo avevano preceduto erano morti da bambini e il solo fratello che lo precedeva era Luigi apparentemente destinato ad ereditare il trono. Nel 1415 Carlo riconquistò Parigi, lasciando nelle mani di Enrico VI soltanto la Normandia, Calais e la Guienna. Gli anni che andarono da quella data fino al 1440 furono terribili: gli inglesi cercarono di giungere pertanto ad un accordo di pace, nel 1445: il giovane Enrico VI avrebbe sposato la nipote di Carlo VII, Margherita d’Angiò, ed in cambio il Maine e l’Angiò sarebbero ritornate alla corona di Francia. Normandia, Guienna e e Calais sarebbero rimaste in mano inglese. Fatto sta che la cessione dei territori non ci fu e gli anni che andarono dal 1448 al 1453 segnarono la perdita della Normandia (battaglia di Formy, 1450) e della Guienna (battaglia di Castillon, avvenuta nel luglio del 1453), lasciando nelle mani inglesi soltanto Calais e le Isole del Canale. Uno dei motivi per cui Carlo non procedette alla conquista anche di quest’ultimo possedimento può essere ravvisato dal fatto che il 29 maggio di quell’anno, la capitale dell’Impero Bizantino, Costantinopoli, cadde nelle mani dei turchi. Lo shock dell’avvenimento avrebbe talmente scosso le coscienze religiose, da bloccare la completa riconquista del suolo francese. Carlo non acconsentì mai a farlo. Nella sua giovinezza Carlo è ricordato per il suo coraggio e per una certa inclinazione al comando, una volta divenuto Delfino condusse un esercito contro gli inglesi, tuttavia nel 1421 due eventi dovettero spezzare la sua fiducia in se stesso. Già l’anno precedente, il 21 maggio 1420, il padre, che pare avesse un’infermità mentale, firmò con il re d’Inghilterra Enrico V il Trattato di Troyes, che accordava la corona francese a Enrico V e discendenti se questi avesse sposato una delle figlie di Carlo VI; così la corona francese alla morte di Carlo VI fu accordata a Enrico VI d’Inghilterra figlio del defunto Enrico V, marito di Caterina di Valois.

Di conseguenza Carlo venne ripudiato dai propri genitori con il falso pretesto che fosse solo un figlio illegittimo. Carlo VII, però, riteneva sia che il padre non potesse prendere quella decisione in piena coscienza data la sua follia, sia che comunque Enrico VI era un Lancaster, mentre Carlo VII era un Valois e il Delfino di Francia, quindi vantava maggiori diritti sul trono francese. In ogni caso, temendo per la propria vita, Carlo si rifugiò presso la corte di Iolanda di Aragona, nel sud del paese, e lì, protetto dal potere della sovrana, si sposò con sua figlia Maria d’Angiò. La morte di Carlo VI nel 1422 gettò la successione nel dubbio: se Carlo era davvero il figlio legittimo del re allora ne era anche l’erede e il trono spettava a lui, se così non era invece l’erede legittimo era Carlo di Valois-Orléans, nipote di Carlo VI attraverso il padre Luigi di Valois, prigioniero degli inglesi. A tutto questo si aggiungeva il Trattato di Troyes siglato nel 1420 che passava il trono al giovanissimo Enrico VI d’Inghilterra che di Carlo era il nipote attraverso la sorella Caterina di Valois che aveva sposato Enrico V d’Inghilterra, morto nell’agosto 1422.

Gli inglesi avevano l’indiscutibile vantaggio di governare il nord della Francia, Parigi compresa, ed erano quindi in grado rafforzare le proprie pretese specie nella zona da loro occupata. Carlo decise comunque di reclamare per sé il titolo di Re di Francia anche se gli mancò il coraggio di affrontare gli inglesi in battaglia restando a sud della Loira, esercitando solo una piccola parte del suo potere in una corte itinerante nella regione della Loira, in vari castelli, come quello di Chinon.

1429-1431: Giovanna d’Arco e la riscossa

Il 1429 portò dei cambiamenti, la città di Orleans era sotto assedio sin dall’ottobre precedente e il reggente inglese, Giovanni di Lancaster, zio del re, stava avanzando nel Ducato di Bar governato da Renato d’Angiò, cognato di Carlo. I signori di Francia ancora fedeli a Carlo e l’esercito iniziavano ad essere disperati perché la situazione andava facendosi insostenibile. Nel frattempo nel villaggio di Domrémy-la-Pucelle una ragazzina di nome Giovanna d’Arco iniziò a credere di avere una missione divina da compiere, comunicatale da voci celestiali, prima fra tutte quella dell’Arcangelo Michele. Ella si recò a Vaucouleurs chiedendo una scorta per recarsi a Chinon, presso la corte del re. Il capitano, Robert de Baudricourt, acconsentì solo alla terza udienza e, all’inizio di marzo, la ragazza giunse al castello di Chinon dopo un viaggio di undici giorni.

CarloVII
L’opera risale a dopo il rientro di Jean Fouquet in Francia in seguito al viaggio in Italia (entro la prima metà del 1448). In quel periodo entrò alla corte di Carlo VII, lavorando sia per il sovrano che per i suoi più alti dignitari. Per il tesoriere Etienne Chevalier miniò un Libro d’Ore oggi al Museo Condé di Chantilly, ma soprattutto dipinse il dittico, considerato il suo capolavoro. L’opera venne commissionata per un altare della collegiata di Melun, eretto in memoria di Agnès Sorel, amante di Carlo VII e morta nel 1450, di cui il committente era esecutore testamentario. Forse nella Vergine si cela proprio il ritratto di Agnes Sorel. La realizzazione non dovette procedere oltre il 1455, quando il pittore si dedicava verosimilmente ad altre opere.

Giovanna arrivò il 10 marzo 1429 e quello che ne seguì è ormai materiale da leggenda. Si dice che Carlo, per verificare l’attendibilità della ragazza che non l’aveva mai visto, si travestì mescolandosi alla folla di cortigiani nella stanza, ma Giovanna lo riconobbe immediatamente inginocchiandosi ai suoi piedi con un profondo inchino e abbracciandogli le ginocchia. Carlo provò a dirle che era l’uomo sbagliato, ma alla fine dovette ammettere di essere lui il Delfino di Francia. Carlo, che aveva finito per crederle, accettò infine di darle un esercito. Un altro grande motivo che contribuì ai suoi piani di riconquista fu l’appoggio della potente famiglia della moglie, in particolare della suocera Iolanda. Messa a capo di un esercito Giovanna riuscì a prendere agli inglesi la città d’Orléans, impresa fondamentale per la riconquista della Francia. Dopo che i francesi ebbero vinto la Battaglia di Patay, il delfino Carlo fu ufficialmente incoronato re di Francia nella cattedrale di Reims il 17 luglio 1429, col nome di Carlo VII. Il sovrano, ottenuta la sua corona, non ebbe più bisogno dell’aiuto della giovane. Difatti, lasciata sola nella riconquista di ulteriori territori nel nord della Francia (si ricordi il fallimentare tentativo di riconquistare, l’8 settembre del medesimo anno, l’ex capitale Parigi), Giovanna fu catturata a Compiègne da Giovanni di Lussemburgo e poi venduta agli inglesi i quali, dopo l’inscenata di un processo per stregoneria (presieduto dal vescovo di Rouen, Pierre Cauchon), l’arsero al rogo il 30 maggio 1431. Invero quando Giovanna d’Arco venne in seguito catturata con l’inganno dai borgognoni, il re di Francia non fece alcun passo ufficiale per ottenere il suo rilascio. Secondo alcuni, tuttavia, avrebbe inviato segretamente due suoi capitani, La Hire ed il Bastardo d’Orléans, per tentare di sottrarla alla prigionia.

La riconquista: 1431-1453

La figura di Giovanna d’Arco non fu però la sola molla decisiva per il riscatto della nazione francese. Concorsero difatti molti fattori diversi nel favorire il risollevamento del fragile potere di Carlo VII: le lotte di potere in seno al Consiglio di Reggenza per il decenne Enrico VI d’Inghilterra indebolirono il coordinamento delle manovre militari inglesi sul continente; la creazione delle prime bombarde ad opera di Jean Bureau erano in grado di attaccare le mura e di disperdere le truppe sui campi di battaglia; il raffreddamento dei rapporti tra Inghilterra e Borgogna. Infatti, nel 1435, Carlo e Filippo III di Borgogna firmarono il Trattato di Arras che riportò francesi e borgogoni a combattere dalla stessa parte contro gli inglesi. Una volta fatto questo in Francia non restava nessun principe del sangue disposto a riconoscere Enrico VI quale loro sovrano. Le conseguenze di tale cambio di rotta politico-militari si fecero già vedere a partire dall’anno successivo. Nell’aprile 1436[1] Carlo riconquistò Parigi, lasciando nelle mani di Enrico VI soltanto la Normandia, Calais e la Guienna. Gli anni che andarono da quella data fino al 1440 furono terribili:

“la guerra contro gli inglesi, frantumata in innumerevoli episodi locali, fu combattuta (e con successo), tra gli orrori della fame, delle epidemie, del brigantaggio che funestavano tutta la Francia”

Gli inglesi cercarono di giungere pertanto ad un accordo di pace, nel 1445: il giovane Enrico VI avrebbe sposato la nipote di Carlo VII, Margherita d’Angiou, ed in cambio il Maine e l’Angiò sarebbero ritornate alla corona di Francia. Normandia, Guienna e e Calais sarebbero rimaste in mano inglese. Fatto sta che la cessione dei territori non ci fu e gli anni che andarono dal 1448 al 1453 segnarono la perdita della Normandia (battaglia di Formy, 1450) e della Guienna (Battaglia di Castillon, avvenuta nel luglio del 1453), lasciando nelle mani inglesi soltanto Calais e le Isole del Canale.Uno dei motivi per cui Carlo non procedette alla conquista anche di quest’ultimo possedimento può essere ravvisato dal fatto che il 29 maggio di quell’anno, la capitale dell’Impero Bizantino, Costantinopoli, cadde nelle mani dei turchi. Lo shock dell’avvenimento avrebbe talmente scosso le coscienze religiose, da bloccare la completa riconquista del suolo francese.

La restaurazione del potere regio: centralizzazione del potere regio

La riconquista dei territori inglesi comportò inevitabilmente anche un rafforzamento del potere regale. Il sovrano, se nei secoli precedenti era piuttosto un primus inter pares con i principi del sangue, ora poteva contare su un potere abbastanza sufficiente e su un demanio regio nettamente vasto. Difatti, la Normandia e gli altri territori strappati agli inglesi confluirono nelle proprietà del sovrano, gestite da dei funzionari (i balivi). Questa politica centralista di Re Carlo comportò però la nascita di una fronda di nobili (la praguerie del 1440[5]), capeggiati da Carlo I di Borbone, nel tentativo di ostacolare l’ascesa del potere regale ponendo sul trono il giovane delfino Luigi. La rivolta fu stroncata facilmente, grazie alla compattezza dell’apparato burocratico-militare.

Nel campo amministrativo, la burocrazia fu riorganizzata dall’attività di Jacques Coeur, che promosse l’espansione del commercio francese in Italia e nel mediterraneo.

Altra operazione di rafforzamento del potere reale fu il ristabilimento delle antiche normative gallicane: nel 1438, per legarsi il Clero, impose a quest’ultimo il giuramento della Prammatica Sanzione, con la quale il sovrano aveva il diritto di scegliere i vescovi, lasciando poi al Papa la consacrazione. Un atto di forza che non fu ritirato e che sarà uno dei perni della politica francese fino a Napoleone.

I dissidi col figlio

Gli ultimi anni del regno di Carlo vennero contraddistinti da una certa ostilità con il figlio maggiore Luigi quando questo chiese maggiori poteri insieme al titolo di Delfino richiesta che il padre gli rifiutò. A seguito di questo pare che Luigi abbia tentato di destabilizzare la posizione del padre attraverso vari complotti arrivando anche a discutere aspramente con Agnese Sorel amante del padre. Quando nel 1446 nacque il suo ultimo figlio, anch’egli chiamato Carlo, il re spedì Luigi nel Delfinato, i due non si incontrarono più e quando Carlo lo richiamò a corte il figlio preferì andare presso la corte di Borgogna arrivandovi nel 1456.

Nel 1458 Carlo cadde malato, sulla gamba gli comparve un’ulcera (forse uno dei primi sintomi del Diabete), ma rifiutò di curarsi. Egli richiamò di nuovo il figlio, ma questi non rispose preferendo rivolgersi ad alcuni astrologi per farsi predire il momento in cui il padre sarebbe morto. Carlo riuscì a sopravvivere per altri due anni e mezzo circa nonostante il procedere della malattia dovendo anche far fronte alla ribellione di uno dei suoi vassalli Jean V, conte d’Armagnac (1420-1473). Infine nel luglio 1461 i medici dichiararono che egli non avrebbe superato il mese di agosto, cadde preda dI un delirio convincendosi di essere circondato da traditori fedeli solo a suo figlio. Vittima di un’altra infezione che gli colpì la mascella generando un ascesso nella bocca non poté mangiare o bere per diversi giorni a causa del gonfiore. Carlo chiamò di nuovo Luigi, ma senza successo. Infine egli morì per setticemia il 22 luglio 1461 con il figlio minore al proprio capezzale. Carlo fu sepolto nella chiesa di St. Denis.