Nicola I di Russia

1796 - 1855

Nicola I di Russia
Nazione: Russia

ID: 2523

Nicola I Romanov (Carskoe Selo, 6 luglio 1796 – Pietroburgo, 2 marzo 1855) fu imperatore di Russia dal 1825 alla morte.

Alla sua morte, l’Impero russo aveva raggiunto lo zenith storico della sua espansione, pari a 20.000.000 di chilometri quadrati. Egli fu anche re nominale di Polonia e granduca di Finlandia.

Biografia

I primi anni e l’ascesa al trono

Figlio di Paolo I e di Sofia Dorotea di Württemberg, fratello minore di Alessandro I, sposò Carlotta di Prussia (che dopo essersi convertita alla religione ortodossa prese il nome di Aleksandra Fёdorovna).

Egli non venne allevato per divenire zar, dal momento che aveva due fratelli maggiori. Nel dicembre del 1825, però, tutto cambiò in seguito alla scomparsa di Alessandro (morto senza lasciare figli) e alla rinuncia alla corona da parte del fratello Costantino. Una volta salito sul trono dovette affrontare la rivolta dei decabristi, principalmente ufficiali della guardia imperiale che non intendevano riconoscere il nuovo zar e chiedevano una svolta in senso liberale.

Nicola I di Russia nelle vesti di generale d'esercito, in un ritratto di Franz Krüger.
Nicola I di Russia nelle vesti di generale d’esercito, in un ritratto di Franz Krüger.

Il regno

Questa esperienza generò in Nicola una profonda avversione per tutto ciò che era costituzionale e liberale. Uomo di cultura modesta e rigida moralità, era stato educato in ambienti militari e non aveva ricevuto alcuna preparazione alla vita politica e ai problemi connessi con la gestione dello Stato. Convinto che l’unica linea politica da seguire fosse quella del rafforzamento del suo potere personale, si comportò di conseguenza. Autoritario e privo della mentalità eclettica del fratello Alessandro I, passò alla storia come “il gendarme d’Europa”.

In politica interna, dopo la rivolta dei decabristi, le sue convinzioni lo indussero a continuare nel mantenimento di un vero e proprio corpo di polizia segreta. Fondò quindi la “Terza sezione”, che aveva il compito di controllare la vita e l’operato dei sudditi. Questa fu però una sorta di inquisizione e non una “guardia personale”: essa interveniva sulle manifestazioni di pensiero, soprattutto di tendenza occidentalizzante, perseguitava e ostacolava, tra gli altri, personaggi come Dostoevskij, Gogol’, Puškin e Turgenev. In una Russia che versava, all’epoca, in condizioni sostanzialmente buone, questo stato di cose produsse un fortissimo disagio, soprattutto presso le classi più elevate, che erano ovviamente le più controllate. Egli abolì molte aree di autonomia locale. La storica indipendenza della Bessarabia venne rimossa nel 1828 e quella della Polonia nel 1830.

La prima ferrovia di Russia venne inaugurata nel 1838 sotto il regno di Nicola I ed era costituita da 16 chilometri tra San Pietroburgo e Tsarskoye Selo. La seconda inaugurata fu la Mosca-San Pietroburgo, costruita tra il 1842 e il 1851. Già al 1855 vennero costruiti 570 chilometri di ferrovie in tutta la Russia.

Nel 1833 il ministro dell’educazione, Sergej Uvarov, inaugurò un programma di “Ortodossia, Autocrazia e Nazionalismo” come principi guida del regime. La popolazione doveva dimostrare lealtà nei confronti dell’autorità illimitata dello zar, nei confronti della Chiesa ortodossa russa e, in modo vago, anche per la nazione russa. Questi principi romantici e conservatori, delineati da Uvarov vennero abbracciati anche da Vasilii Zhukovskii, uno dei tutori del granduca Alessandro. Il risultato di questi principi conservatori, portò alla repressione generale di tutte le religioni e dei nazionalismi non russi. Ad esempio, il governo diede ordine di sopprimere le chiese greco-ortodosse in Ucraina e Bielorussia nel 1839.

Nicola era completamente avverso alla servitù della gleba e aveva intenzione di abolirla in Russia, ma non attuò questo progetto per ragioni pratiche di Stato. Egli infatti temeva i proprietari terrieri e credeva che questi si sarebbero rivoltati contro di lui se avesse avanzato un’idea del genere. Egli fece comunque degli sforzi per incrementare lo status dei contadini (servi governativi) con l’aiuto del ministro Pavel Kiselev. Durante gran parte del suo regno egli tentò di incrementare il controllo sui proprietari terrieri ed altri gruppi influenti in Russia. Nel 1831 Nicola decise di restringere i voti all’Assemblea dei Nobili solo a quanti disponessero più di 100 servi, lasciando un totale di 21.916 votanti. Nel 1841, i nobili senza terra vennero banditi dalla vendita di servi separati dalla terra. Nel 1845 venne previsto che nella Tavola dei ranghi della Russia Imperiale bisognasse avere almeno il 5º livello per accedere alla nobiltà, mentre prima questo livello era più blando all’8º posto.

Riforme culturali

L’enfasi del nazionalismo russo contribuì al dibattito circa lo spazio che la Russia doveva ricoprire nel mondo, oltre al rimando alla sua storia e a una riflessione sul futuro dello Stato. Un gruppo culturale creatosi all’epoca di Nicola I, gli occidentalisti, credevano che la Russia fosse rimasta indietro coi tempi e a uno stadio ancora primitivo e che potesse fare molto di più per la sua europeizzazione. Un altro gruppo, gli slavofili, favorirono di molto la cultura e i costumi degli slavi, prendendo le distanze dai costumi occidentali.

Gli slavofili vedevano la filosofia slava come una risorsa per la Russia che non si sentiva adatta a europeizzarsi col razionalismo e il materialismo della società occidentale.

Malgrado questo periodo repressivo, la Russia provò l’esperienza di un periodo fiorente nella letteratura e nelle arti. Attraverso le opere di Gogol’, Puškin, Turgenev e molti altri, la letteratura russa ebbe l’atteso riconoscimento e la statura internazionale. Il balletto prese piede in Russia e venne importato anche in Francia, assieme alle composizioni di musica classica di Michail Glinka (1804–1857).

La morte

Nicola morì il 2 marzo 1855, nel bel mezzo della guerra di Crimea. Dopo aver preso un semplice raffreddore sul campo di battaglia, si rifiutò di ritirarsi per essere curato e riprendersi e morì di polmonite. Alla sua morte, suo figlio Alessandro divenne zar col nome di Alessandro II e il 15 gennaio 1856 fu lui in qualità di nuovo sovrano a porre fine alle ostilità.