Jefferson Thomas

1743 - 1826

Jefferson Thomas
Nazione: Inghilterra

ID: 2596

Thomas Jefferson (Shadwell, 13 aprile 1743 – Charlottesville, 4 luglio 1826) è stato un politico, scienziato e architetto statunitense.

È stato il 3º presidente degli Stati Uniti d’America ed è inoltre considerato uno dei padri fondatori della nazione.

Il suo volto è ritratto sul monte Rushmore accanto a quelli di George Washington, Abraham Lincoln e Theodore Roosevelt. Fu il principale autore della dichiarazione d’indipendenza del 4 luglio 1776 e uno dei fondatori del Partito Democratico-Repubblicano degli Stati Uniti.

Fortemente segnato dal pensiero illuminista, fu fautore di uno Stato laico e liberale, e sostenne l’egualitarismo formale e legale di tutti gli esseri umani, anche se non volle pronunciarsi mai contro la schiavitù. Fu inoltre anche un intellettuale di grande spessore: fondatore della Università della Virginia, ebbe un ruolo centrale nello sviluppo e nella costruzione di questa istituzione. Fu infine anche un architetto: suoi sono ad esempio i progetti per il campus dell’Università della Virginia e la sua casa di Monticello, i quali fanno parte del patrimonio dell’UNESCO dal 1987,e per il Campidoglio di Richmond.

Biografia

Infanzia

Thomas Jefferson ritratto da Gilbert Stuart.
Thomas Jefferson ritratto da Gilbert Stuart.

Figlio di un pioniere della Virginia originario del Galles, Thomas Jefferson nacque a Shadwell, nella Contea di Albemarle, in Virginia da una famiglia benestante il 13 aprile 1743. Il padre, Peter Jefferson, era un ricco proprietario terriero che aveva sposato Jane Randolph, la quale discendeva da una delle più influenti famiglie dell’epoca. Jane Randolph, figlia a sua volta di Isham Randolph, era quindi imparentata direttamente con Peyton Randolph, uno dei più influenti personaggi della Virginia di quel periodo. Dei suoi anni di infanzia non si sa molto, tranne alcune informazioni generiche. Jefferson era il terzo di dieci fratelli, due dei quali nacquero però già morti.

Istruzione

Jefferson fu istruito inizialmente da alcuni insegnanti privati e a partire dal 1752 frequentò la scuola elementare dove ebbe come insegnante William Douglas, un pastore anglicano originario della Scozia. All’età di nove anni iniziò i suoi studi di greco, latino e francese. Nel 1757 – quando il giovane Jefferson aveva 14 anni – suo padre morì, lasciandolo quindi erede di circa 5 000 acri di terreno e numerosi schiavi. Dopo la morte del padre, Jefferson fu istruito presso un istituto diretto dal pastore James Maury, dove studiò dal 1758 fino al 1760.

Dal 1760 frequentò il William and Mary College, dove si diplomò due anni più tardi col massimo dei voti. Sempre presso il William and Mary College ricevette un’istruzione in filosofia e matematica, e perfezionò le sue conoscenze di francese. Si riferisce inoltre che Jefferson fosse un ottimo suonatore di violino. Dopo essersi diplomato, Jefferson si iscrisse a giurisprudenza e intraprese gli studi per divenire avvocato. Si laureò infine a vent’anni col massimo dei voti.

Carriera da avvocato

Dopo la morte della sorella più anziana – Jane 1º ottobre 1765- Jefferson cadde in un lungo periodo di depressione. A ciò si aggiunse anche il fatto che dopo il matrimonio delle sue due altre sorelle, Mary Jefferson e Martha Jefferson, che sposarono rispettivamente Thomas Bolling e Dabney Carr, entrambe si trasferirono presso le abitazioni dei loro mariti, lasciando il giovane Jefferson solo con le due sorelle minori Elizabeth e Lucy.

Nonostante le difficoltà iniziali subite dopo la morte della sorella Jane, Jefferson divenne a breve un avvocato di fama, avendo tra i suoi clienti persone di spicco tra le quali anche parenti di sua madre ed esponenti della famiglia Randolph.

Nel 1772 sposò una vedova ventitreenne, Martha Skelton, dalla quale ebbe sei figli: Martha Jefferson Randolph (1772–1836), Jane Randolph (1774–1775), una figlia nata morta nel 1777, Mary Wayles (1778–1804), Lucy Elizabeth (1780–1781), ed Elizabeth (1782–1785). Seguendo l’esempio del padre, divenne giudice di pace, e poi fu rappresentante dell’assemblea della Virginia fino a quando nel 1775 venne eletto al congresso continentale.

Presidenza

Le elezioni presidenziali dell’anno 1800 furono certamente tra le più turbolente mai viste nella storia degli Stati Uniti, con calunnie e attacchi personali da ambo le parti. I democratici repubblicani, delusi dalla politica di Adams, ma in particolar modo dagli Alien and Sedition Acts, accusarono il Partito Federalista di tendenze monarchiche, mentre secondo i federalisti le posizioni del Partito Democratico-Repubblicano erano decisamente troppo estreme. Anche tra gli alleati di Adams si levarono pesanti critiche nei suoi confronti. Il presidente, che era stato sempre ritenuto un moderato, si era invece rivelato capace di sostenere posizioni molto estreme deludendo di conseguenza una parte del suo elettorato, e ciò spinse lo stesso Hamilton ad impegnarsi affinché Adams venisse sostituito da Pinckney nella corsa alla presidenza, pubblicando una lettera nella quale lo criticava aspramente.

A causa delle continue controversie all’interno del Partito Federalista, le elezioni del 1800 furono infine vinte dai repubblicani, ma per via dell’allora vigente sistema elettorale, entrambi i candidati democratici repubblicani – Jefferson e Burr – si aggiudicarono ciascuno le cariche di presidente e vicepresidente con 73 voti. Secondo l’allora vigente costituzione, spettava alla House of Representatives decidere chi dei due candidati dovesse ricevere il mandato presidenziale e chi quello di vicepresidente. Tuttavia a quell’epoca la maggiore parte dei seggi nella House of Rappresentatives era occupata da membri del Partito Federalista, che non vedevano in Jefferson e tanto meno in Burr dei degni successori di Adams. Questa situazione apparentemente paradossale si cristallizzò in una situazione di stallo, nella quale entrambi i contendenti non riuscivano a ottenere una maggioranza sufficiente per la proclamazione a presidente. A questa situazione provvide a mettere fine un gruppo di deputati federalisti, che trovò una via per fare eleggere Jefferson e allo stesso tempo salvare la faccia. Al termine della trentaseiesima votazione, quando si era giunti nuovamente a una situazione di parità, essi decisero di astenersi dalla votazione seguente, permettendo a Jefferson di ricevere la maggioranza necessaria per essere eletto.

In seguito a tale evento, che aveva delineato una situazione di stallo quasi irrisolvibile, si decise di modificare l’iter delle elezioni presidenziali tramite il dodicesimo articolo della Costituzione statunitense. Con l’elezione di Jefferson a presidente, il Partito Democratico-Repubblicano interruppe l’egemonia del Partito Federalista, ponendo nel giro di pochi anni fine alla maggioranza parlamentare federalista. Per il successivo quarto di secolo sarebbe quindi rimasto in carica sempre un presidente democratico repubblicano, fino a quando nel 1825 non venne eletto presidente degli Stati Uniti il federalista John Quincy Adams.

Gli anni successivi al ritiro dalla scena politica

Aspetti della vita privata di Jefferson

Ritiratosi dalla scena politica al termine del suo secondo mandato, dopo la nomina di Madison come nuovo presidente degli Stati Uniti, Jefferson si dedicò completamente alla ristrutturazione della sua tenuta a Monticello, ispirandosi a Villa Capra detta la Rotonda di Andrea Palladio e al Pantheon a Roma.

Inoltre Jefferson ebbe un intenso scambio epistolare con molte persone influenti del suo periodo, per facilitare il quale inventò il cosiddetto poligrafo di Jefferson, un precursore della odierna fotocopiatrice.

Fino al 1800 Jefferson fu un intimo amico di Adams e di sua moglie Abigail. Con l’elezione a presidente e con i successivi attriti che si verificarono la loro amicizia ne risentì, diventando più tiepida. Dal momento che entrambi erano però usciti dalla scena politica, Jefferson ritenne opportuno riallacciare questa vecchia amicizia.

Un ulteriore progetto a cui Jefferson dava molta importanza era la creazione dell’Università della Virginia, a Charlottesville. Quest’idea di fondare un ateneo in Virginia risaliva al 1770, e poté dedicarvisi a tempo pieno al termine del suo mandato presidenziale. Su pressione di Jefferson e di un politico suo sostenitore, Joseph C. Cabell, il parlamento della Virginia decise di istituire una nuova università statale. Fu quindi convocata una commissione che vide dal 1818 in poi Jefferson incaricato di presiederne i lavori. Come sovrintendente, Jefferson non esercitò solo una grande influenza sui futuri docenti della neo-fondata università, ma partecipò anche attivamente, assieme a Benjamin Latrobe, ai lavori di progettazione.

Gli ultimi anni di vita

Gli ultimi anni di vita di Jefferson furono abbastanza movimentati, nonché segnati da forti problemi finanziari. La ristrutturazione della sua tenuta di Monticello e il suo stile di vita piuttosto dispendioso lo avevano portato a dilapidare grandi cifre di denaro e ad accumulare molti debiti. Inoltre si fece carico anche dei debiti di un amico e la sua situazione economica collassò. Per fare fronte ai debiti fu costretto a vendere molte delle sue proprietà e infine parve quasi certo che dopo la sua morte anche la tenuta di Monticello non potesse andare agli eredi.

Ma anche alcune vicende politiche dell’epoca lo preoccupavano seriamente, prima tra tutte il cosiddetto compromesso del Missouri con il quale il congresso tentò di arginare lo schiavismo concedendo però allo stesso tempo agli stati del sud situati al di sotto del 36º parallelo di mantenere degli schiavi. Secondo Jefferson infatti non c’era nulla che il potere centrale potesse fare per arginare il diffondersi della schiavitù negli Stati Uniti, e tanto meno avrebbe potuto fare differenze tra i singoli stati, concedendo agli uni diritti che negava agli altri.

Infine ai molti problemi di Jefferson si aggiunsero anche problemi di salute che gli impedirono di partecipare al cinquantesimo anniversario della Dichiarazione di Indipendenza. In una lettera indirizzata a Roger C. Weightman, che lo aveva invitato a partecipare all’anniversario per la celebrazione della Dichiarazione, egli si rivolse ancora, per un’ultima volta, al popolo americano. Una settimana più tardi, il 4 luglio 1826, esattamente il giorno del cinquantesimo anniversario della Dichiarazione di Indipendenza, Jefferson morì. In quello stesso giorno morì anche il suo amico e avversario politico John Adams.

Dopo la sua morte tutti i suoi possedimenti vennero messi all’asta e nel 1831 anche gli ultimi terreni che erano ancora rimasti fino alla sua morte di sua proprietà furono venduti ad un certo James T. Barclay per 7 000 dollari.

La salma di Jefferson fu sepolta a Monticello; nel suo testamento aveva inoltre disposto la donazione della sua casa al governo statunitense, che secondo le sue ultime volontà, la doveva utilizzare per ospitare un orfanotrofio adibito ad accogliere i figli degli ufficiali rimasti orfani. Infine, sempre secondo le ultime volontà di Jefferson, sulla sua lapide furono incise le seguenti parole:

« Qui è stato sepolto Thomas Jefferson autore della dichiarazione di indipendenza dello statuto della Virginia per la libertà religiosa e padre fondatore dell’università della Virginia »